Al Festival del Sarà Antonio Funiciello, l’uomo di Draghi tratteggerà le doti del leader contemporaneo
Nel suo ultimo libro, Leader per forza – Storie di leadership che attraversano i deserti (Rizzoli), l’ex capo di gabinetto di Mario Draghi e Paolo Gentiloni svela le doti di un vero leader e dimostra come nella storia sia capitato spesso che i capi lo diventino nonostante la loro riluttanza. Il 22 luglio sul palco del Festival del Sarà intervistato da Antonello Barone tra aneddoti e riflessioni illustrerà sua visione sul potere contemporaneo.
Dai mesi passati a Palazzo Chigi Antonio Funiciello ha tratto un insegnamento: la crisi della democrazia è certo in atto, eppure ci sono diverse possibili soluzioni per le gli Stati europei di restare competitivi di fronte alle autocrazie e non finire schiacciati nello scontro fra gli imperi americano e cinese.
Perché per Funiciello la leadership significa fin dall’antichità farsi carico dei destini della comunità. Certo sono cambiati gli strumenti e i contesti, ma nella sua essenza e nella sua identità leadership vuol dire farsi carico degli altri. Come ha affermato in diversi dialoghi con vari giornalisti illustrando il suo nuovo saggio, “il deserto non si attraversa da soli, altrimenti la definizione adatta è quella di eremita, il deserto si attraversa con dei seguaci di cui si ha la responsabilità. Con dei follower, se vogliamo utilizzare la stessa lingua della parola leadership”.
Nel suo libro Funiciello racconta dunque la vita e in particolare l’interpretazione del potere di leader molto diversi tra loro, da Mosè a Golda Meir, da Nelson Mandela a Vaclav Havel, da Lincoln a Truman. Tutto hanno un tratto comune che li caratterizza. Una volta chiamati alla responsabilità della guida si sono dimostrati veri leader, veri decisori, veri trasformatori della realtà. Nella storia anche delle democrazie non si può eludere il tema della leadership, perché significa indebolirla drammaticamente. Essa è un elemento fondamentale del potere democratico e si concretizza con la decisione. Le autocrazie sono più veloci e snelle nel processo decisionale. Dunque se le democrazie non riescono a decidere con processi di trasparenza, ma anche rapidi, esse possono perdere la sfida nel mondo attuale e questo stato di cose a lungo andare può diventare un problema molto rilevante per la loro tenuta.
Oltre alla limitata capacità decisionale un altro tema che la democrazia deve affrontare è quello della rappresentatività. La fuga dal voto e l’abbassamento della partecipazione sono diventate un problema serio, sottolinea Funiciello. “La leadership ha bisogno di emergere da una larga rappresentanza, se emerge da una più piccola è un problema: certo è legittima sul piano procedurale e costituzionale, ed è un principio che non si può mettere in discussione, però deve affrontare un problema politico non di poco conto, perché una scarsa partecipazione implica una leadership meno rappresentante. Siamo da sempre protagonisti della creazione di un’identità europea che può a ragione competere con le grandi identità globali, quella cinese, quella americana. Bisogna proseguire su questa strada”.
Dunque per Funiciello nella sfida globale c’è ancora posto per l’Europa se saprà trovare leader in grado di avere una grande base di consenso popolare e democratico e farsi carico di attraversare con la propria comunità il deserto che abbiamo dinnanzi.
Fonte: www.primonumero.it