Il docente universitario ed esperto di comunicazione, ed editorialista, la sera del 21 luglio al Festival del Sarà cercherà di analizzare il tempo politico che stiamo vivendo.
“Le nuove destre non sono un mostro ma stanno minando la democrazia. I radicali sono reazionari, non hanno intenzione di abbracciare la cultura politica liberal-conservatrice. Soffiano sull’insofferenza verso le istituzioni: così favoriscono la nascita di autocrazie nemiche dell’Occidente”. Così in un editoriale di fine giugno sul La Stampa Massimiliano Panarari ha fotografato la stagione politica che vive la democrazia occidentale e quella Europe in particolare. Nel mezzo c’è stato il grande spavento del voto del primo turno delle lezioni legislative in Francia con la vittoria della destra di Marine Le Pen, ma poi anche la clamorosa vittoria dei Labour in Inghilterra e il muro repubblicano che ha fermato grazie alle desistenze del secondo turno l’avanzata del Fronte Nazionale.
Panarari la sera del 21 luglio al Festival del Sarà cercherà di analizzare il tempo politico che stiamo vivendo. La crisi della democrazia, il tentativo di svuotarla di significato attraverso la rottura dei pesi e dei bilanciamenti costituzionali, della separazione dei poteri, della sottomissione di autorità indipendenti e dei poteri autonomi al solo potere dell’esecutivo. Del perché un ossimoro come “democrazia illiberale” possa diventare formula politica accettabile. Di come nell’era della compresenza digitale l’opinione valga più del dato fattuale e la competenza e il rigore scientifico, anche quello politico, siano sopraffatti dalla forza della partigianeria acritica. In un contesto in cui la democrazia appare inerme contro i suoi nemici che utilizzano il voto populista per vincere le elezioni e svuotarla di significato qual è il metodo per rimettere in circolo nel sistema democratico i valori della competenza, del merito, dell’esperienza. In definitiva fare in modo che l’intelligenza umana torni protagonista della politica?
Come scrive nel suo libro redatto insieme al professore dell’Unimol Guido Gili “La credibilità politica. Radici, forme, prospettive di un concetto inattuale”, per Panarari occorrerebbe ripartire dalla credibilità. “Tutti la cercano. Molti ne lamentano l’assenza. È la credibilità, cardine della vita politica e dell’ordinamento democratico tanto decantato quanto trascurato. Cos’è la credibilità? Chi è credibile e perché? Quali sono le radici e le forme della credibilità politica? Come circola all’interno della società? A quali rischi è soggetta e quali patologie ne derivano? A che cosa si può fare appello per restituire credibilità alla politica? Attraverso questo percorso gli autori intendono riaffermare la sua centralità nella teoria e nelle pratiche politiche, poiché di credibilità, sebbene in forme originali e con fondamenti nuovi, le società democratiche hanno quanto mai bisogno, soprattutto oggi”.
Ecco la credibilità dovrebbe essere la prima forma di intelligenza politica. Chi ne è provvisto?
Fonte: www.primonumero.it