Si è chiusa domenica la IX edizione – più che mai ricca – del Festival del Sarà che ha ospitato in piazza Duomo 14 relatori in presenza (più tanti altri in videocollegamento)
La politica globale è stata al centro dell’ultima serata del Festival del Sarà a Termoli, con la cittadina dell’Adriatico molisano divenuta dal 19 al 21 luglio epicentro di una riflessione pubblica di assoluta rilevanza su temi centrali per il futuro. Futuro anche prossimo, e in parte già arrivato.
L’ultimo palco, quello di domenica, ha voluto dedicare un focus all’intelligenza politica ospitando il senatore del Pd Filippo Sensi, il sociologo della comunicazione nonché editorialista de La Stampa Massimiliano Panarari e la giornalista di RaiNews Martina Cecchi, che insieme ad Antonello Baronehanno analizzato – facendo una panoramica appunto globale – la politica – e i relativi equilibri – di Usa, Ue, Francia, Gran Bretagna senza tralasciare naturalmente il quadro italiano.
Come sempre in queste tre sere, il Festival si è aperto con uno stralcio di intervista ad Alec Ross, ex consulente tra le altre cose di Barack Obama, che non poteva che partire dalla situazione americana. Introdotta, sullo schermo di piazza Duomo, dalla pagina di Repubblica con la notizia della scelta di Joe Biden che ha scelto di abbandonare il campo, epilogo “di 20 giorni che hanno mutato completamente lo scenario”. “Spero davvero – così Alec Ross intervistato a fine giugno a Bologna da Barone – non ci sia un secondo mandato per Trump. Lo spero non solo per noi, ma anche per voi europei. Trump non ha alcuna affinità con l’Europa, la ha solo con l’Est Europa”.
Parole che hanno dato il la alla discussione con il parlamentare Pd che si è mostrato speranzoso nella non vittoria di Trump. “Gli Usa torneranno a chiudersi, tornerà l’America first?” “Io spero di no, gli Usa non possono permettersi altri 4 anni di Trump dopo che i ‘suoi’ precedenti si sono chiusi con l’assalto a Capitol Hill” mentre Panarari si è espresso in termini completamente diversi. “Credo che le vele di Trump siano spiegate. Hanno sbagliato anche i democratici, perché la questione Biden era nota e andava presa una decisione prima. L’urgenza, si sa, non è una buona consigliera politica”. E ancora: “L’attentato all’ex presidente in Pennsylvania è stato solo l’acme di una violenza politica ormai diffusa. In generale il tasso di violenza nella vita pubblica americana è esploso. C’è, in questo, una responsabilità gigantesca del trumpismo, ma la delegittimazione dell’avversario è qualcosa che incrina la democrazia”. Per la giornalista Rai l’indicazione di Biden di Kamala Harris “potrebbe avere ricadute anche su Giorgia Meloni, potrebbe spiazzarla”.
È chiaro in generale, come tutti gli osservatori politici vanno ripetendo da tempo e come è stato sottolineato a più riprese ieri, che ciò che succederà a novembre in America “avrà un impatto su tutti noi”.
Ma non solo di Usa e Nato (e dunque alleanze internazionali che potrebbero mutare con la vittoria del Tycoon) si è discusso ieri: elezioni europee con riconferma della Von der Leyen, questione difesa (“i dittatori si moltiplicano”) Vs. disarmo (di cui ha parlato, nella prima serata, anche l’arcivescovo di Ferrara Perego, ndr), elezioni in Francia con Macron che ha fatto saltare i piani di destra e sinistra, elezioni in Gran Bretagna con la vittoria dei Laburisti dopo 14 anni di potere ai Conservatori, Russia e Ucraina, fino ad arrivare a ‘casa nostra’.
Con l’embrione di un nuovo campo largo (“campo-basso”, la battuta di Sensi), esteso a Renzi e Calenda, che sta mostrando il suo volto. “L’ex premier, leader di Italia Viva, ha avuto una velocità impressionante a trarre conseguenza dal risultato delle urne europee negativo per il Terzo Polo. Ha preso atto che il bipolarismo ha vinto” con l’abbraccio su un campo di calcio con Elly Shlein a consacrare un potenziale nuovo fronte progressista. E ancora, il vento populista imperante negli ultimi anni. “Si può parlare di peggiocrazia, con i tecnici chiamati a risolvere situazioni ingarbugliate ma che poi si tirano fuori dall’agone politico?”. Così il senatore Pd, ex consulente peraltro di Matteo Renzi. “In Parlamento, in aula e nelle commissioni, si lavora poco. La qualità degli eletti si è abbassata. Ma il Parlamento resta la ‘casa’ della democrazia. Mi taglierei le mani per aver votato a favore della riduzione dei parlamentari. E l’avversario e il risultato delle urne vanno sempre rispettati, d’altronde le cose migliori si fanno insieme, come dimostra il ddl bipartisan sulla Capitale della mobilità sostenibile”.
Così come si è discusso di quella che sembra profilarsi come una nuova stagione del centrodestra, con le parole dei figli di Berlusconi e la lotta intestina a destra tra FdI e Lega. Alla giornalista Cecchi la ‘difficile’ domanda su quella che è stata ribattezzata Telemeloni. “La politica è sempre stata l’editore della Rai, inutile negarlo. Ma ora in effetti non siamo in una situazione normale. Noi facciamo il nostro lavoro tenendo a mente che stiamo facendo servizio pubblico, e dobbiamo parlare a tutti. Ma stiamo subendo delle pressioni”.
Una serata, insomma, ricca di spunti e di riflessioni acute. Con l’appuntamento del Festival del Sarà divenuto, ormai, un’eccezionale normalità – fatta di confronto e tutt’altro che scontata – nel panorama regionale (nonostante l’assenza, che ancora una volta registriamo, del mondo politico locale nonostante qualche eccezione, ndr). Anche la IX edizione ha avuto il merito di portare in città menti illuminate e osservatori privilegiati della realtà, e di offrire al pubblico punti di vista. 14 ospiti in presenza, 6 in collegamento da remoto o che hanno rilasciato contributi video per il pubblico termolese. Più l’intervista ad Alec Ross con cui si è chiusa, oltre che aperta, la terza serata, con le sue note di ottimismo. Elencando una summa di invenzioni italiane che hanno fatto la storia, il professore americano ha incitato il nostro Paese. “Si può innovare in Italia. Questa lista lo dimostra, ricordatevelo”.
Fonte: www.primonumero.it