La forza biologica tesa alla sopravvivenza, come quella di chi migra in cerca di un futuro migliore, è una forma di intelligenza (naturale): se ne è discusso ieri in Piazza Duomo – tornata ad ‘accogliere’ il Festival del Sarà – con relatori di spicco intervistati da Antonello Barone.
Si è aperta con la prima parte dell’intervista esclusiva di Alec Ross, rilasciata ad Antonello Baronenei giorni scorsi a Bologna, la prima serata del Festival del Sarà 2024 – la terza tappa, quella ‘di casa’ a Termoli, della IX edizione – dedicata all’intelligenza naturale. “Intelligente è la specie che cerca di sopravvivere” e, come si intuirà, il tema principe della serata è stato il fenomeno migratorio.
Sul palco due ospiti davvero d’eccezione: l’arcivescovo di Ferrara, nonché presidente della Fondazione Migrantes della Cei, monsignor Gian Carlo Perego, e Chris Richmond, imprenditore fondatore di Mygrants, piattaforma che aiuta i richiedenti asilo nei loro diritti, fornendone una mappatura delle competenze e profilandoli professionalmente. Ospite videocollegata la professoressa Cristina Becchio, docente di Neuroscienze all’Università di Amburgo.
Assente invece, perché bloccato dal tilt informatico che ha gettato nel caos gli aeroporti, don Paolo Benanti. Al pubblico, numeroso, di piazza Duomo è stato inoltre mostrato il videomessaggio dellaprefetta Laura Lega che guida il dipartimento Libertà civili e immigrazione del Ministero dell’Interno e che ha offerto un punto di vista non ideologizzato della gestione – pubblica – del fenomeno migratorio soffermandosi su aspetti troppo spesso tralasciati, quale quello della dignità delle persone che si vanno ad accogliere nel nostro Paese. “Governare il fenomeno migratorio per garantire migliori condizioni di vita a tutti, a chi arriva e a chi già vive qui, anche nell’ottica della coesione sociale”, il sunto della mission del prefetto.
Ma – al di là di questo intervento – a finire sulla graticola è stata la politica (e l’apparato pubblico tutto) proprio per via del suo non governo di quello che è un fenomeno non solo naturale, ma anche appunto intelligente. Da subito l’arcivescovo ha ricordato la realtà – in crescita – dei migranti ambientali,ovvero di coloro che sfuggono agli effetti più devastanti del cambiamento climatico. “Ma la politica non dà risposte a questo, ai milioni di persone che ‘camminano’ per non fermarsi a morire nei loro Paesi”. Per la ricercatrice l’intelligenza è inoltre non solo la capacità di reagire al cambiamento, ma anche di prevederlo. Ed è appunto quel che dovrebbe fare – soprattutto – la politica che invece “è miope, ha un orizzonte temporale limitato (quello del consenso hic et nunc, parlando alla pancia degli elettori, ndr) e forse questa è la forma di stupidità peggiore”.ù
Invece, questo quanto emerso ieri 19 luglio dal palco del Festival che dialoga di futuro, la lettura della realtà, una realtà che cambia anno dopo anno, è essenziale a una buona politica che dovrebbe governare – creando anche opportunità per il Paese – il fenomeno. “Ma senza conoscenza non ci può essere intelligenza. Siamo, così, vittime di pregiudizi”. E di pregiudizi ha molto parlato la docente ‘migrata’ in Germania. “Sono una forma di aspettativa, sono naturali e anche l’intelligenza artificiale – che non fa che rispecchiare la nostra – li ripropone”. Il rischio dei pregiudizi è però che non si veda la realtà così come è ma come la vogliamo vedere.
Miopia ‘funzionale’ alla propaganda, “non trovare soluzioni può far comodo a questo”, secondo Richmond che ha portato all’attenzione di Termoli la sua esperienza intrapresa proprio per “risolvere problemi”. Come lo ha fatto? Valorizzando talenti, capacità e ambizioni di chi arriva in un altro Paese. “L’Italia – dove la popolazione è tra le più anziane al mondo e dove il tasso di natalità è bassissimo, questa la premessa – non riesce ad attrarre talenti, oltretutto non riesce a trattenere i suoi”. Come si fa a parlare di competitività e di futuro, allora? Per la prof Becchi invece il problema strutturale dell’Italia non è tanto quello della fuga dei cervelli, “perché i ricercatori si spostano, è normale”, quanto il mancato ingresso di cervelli o talenti, perché anche quelli vanno via.
E invece, per il monsignore, “è proprio dove si valorizza l’intelligenza (ha parlato anche dei tanti stranieri di seconda generazione nelle nostre scuole, non riconosciuti come italiani, ndr) che c’è ricchezza. La politica non può fermarsi agli stereotipi ideologici. E non può non capire che l’accoglienza – e l’incontro delle 3 forme di intelligenza naturale/artificiale/politica – è il nostro futuro”.
Fonte: www.primonumero.it